Losone, 25 novembre
2012
Come trasformare le residenze
da secondarie a
primarie
Come
incrementare
gli introiti
fiscali del Cantone
e dei Comuni in
epoca di crisi
economica senza
aumentare tasse e
imposte a carico dei
cittadini ? Una
soluzione potrebbe
consistere
nell’assoggettare al
fisco ticinese quei
confederati che pur
avendo una casa di
vacanza in Ticino
nella quale
soggiornano più a
lungo rispetto alla
loro residenza
primaria, continuano
a pagare le imposte
nel loro Cantone di
origine.
Costringendo o
convincendo ( a
dipendenza dei casi)
questi
confederati a
trasferire il loro
domicilio in Ticino
si prenderebbero due
piccioni con una
fava, perché oltre
ad accrescere la
cerchia dei
contribuenti
si
diminuirebbe il
numero delle
residenze
secondarie, a tutto
vantaggio di quei
Comuni che avendo
superato il limite
del 20% di case
secondarie nel loro
territorio non
possono più
concedere permessi
di costruzione per
questo tipo di
abitazioni. A
guadagnarci non
sarebbero solo i
Comuni ma pure tutte
quelle
attività
economiche che
ruotano attorno alla
costruzione di case
e appartamenti di
vacanza : dalle
imprese edili
, agli
artigiani , alle
società immobiliari,
agli studi di
architettura, ai
notai e così via.
Finora i
Comuni non avevano
un grande interesse
a dar la caccia a
questi potenziali
nuovi contribuenti,
anche perché le
finanze comunali
erano in genere
tutto sommato
floride : basti
pensare che nel 2011
(guarda caso il
primo anno in cui a
seguito di un
ricorso del
sottoscritto la
competenza a
decidere l’ammontare
del moltiplicatore
d’imposta è passata
dai Municipi ai
Consigli
comunali...) ben 43
Comuni
avevano
diminuito il
moltiplicatore
d’imposta
e solo 4
l’avevano aumentato.
Ma ora il
vento sta cambiando
, un po’ a seguito
della crisi
(emblematico è il
caso di Lugano)
e un po’ a
seguito degli oneri
supplementari che il
Cantone vorrebbe
ribaltare sui
Comuni. Senza
dimenticare che
dall’anno prossimo
dovrebbero diventare
effettive le
limitazioni sulla
costruzione di
residenze secondarie
introdotte a seguito
della votazione
federale del
novembre 2011. La
pacchia sta insomma
per finire e in
questi casi , come
si suol dire, il
bisogno dovrebbe
aguzzare l’ingegno e
indurre le autorità
comunali a darsi un
po’ più da fare per
cercare di
incrementare le
entrate.
Ma
come procedere
concretamente ? In
base a una sentenza
della Camera di
diritto tributario
del 2 maggio 2007
i Comuni
hanno sì il compito
di iscrivere nel
registro dei
contribuenti quelle
persone che
a loro modo
di vedere dispongono
dei requisiti per il
loro
assoggettamento, ma
questa iscrizione
non significa ancora
che esse dovranno
poi pagare le
imposte comunali.
L’assoggettamento
all’imposta comunale
potrà infatti
avvenire
solo dopo che
l’Ufficio cantonale
di tassazione avrà
stabilito se siano
dati i presupposti
per assoggettare le
persone in questione
all’imposta
cantonale, ciò che è
possibile se gli
interessati sono
domiciliati o
dimoranti in Ticino.
Spetta insomma
al Cantone
stabilire se un
confederato che ha
una casa secondaria
a sud delle Alpi sia
solo un vacanziere o
se sia un residente
a tutti gli effetti,
e
di
conseguenza se
debba o no
pagare le imposte
dirette in Ticino
(con una decisione
impugnabile in
primis davanti
all’autorità di
tassazione, alla
Camera di diritto
tributario e al
Tribunale federale).
Ma affinché
l’autorità cantonale
disponga di tutte le
informazioni atte
all’assoggettamento
dei contribuenti è
indispensabile la
collaborazione
dell’autorità
comunale, la quale
per poter dare il
via alla procedura
che porti
all’iscrizione nel
registro dei
contribuenti deve
dapprima effettuare
alcuni accertamenti,
anche tramite la
Commissione
tributaria comunale.
A tal scopo,
nel giugno del 2009
la Divisione delle
contribuzioni aveva
emesso una direttiva
nella quale
fra l’altro
erano
elencati alcuni di
questi possibili
accertamenti da fare
. Li riepilogo come
promemoria per quei
Comuni che in epoca
di vacche grasse
avevano
magari snobbato
quella direttiva
: verifica
dell’effettiva
presenza continuata
(es. presenza della
vettura); verifica
del consumo di acqua
potabile e di
energia elettrica;
verifica di
appartenenza della
persona ad
associazioni e club
locali; legami
sentimentali e
famigliari in loco;
eventuali frequenze
scolastiche dei
figli;
frequentazioni,
amicizie, rapporti
con persone locali;
abbonamenti radio,
tv, ecc. ;
svolgimento di
attività
dirigenziale;
raffronto sul tipo
di abitazione
(lussuosa,
confortevole,
cubatura ecc.) in
rapporto ad altre
residenze del
contribuente in
altri luoghi.
In
certi casi,
se si
riuscirà a
dimostrare che la
residenza secondaria
è divenuta di fatto
una residenza
primaria , si
potranno costringere
taluni cittadini a
trasferire il loro
domicilio in Ticino.
In altri casi dubbi
si potrebbe
magari raggiungere
lo stesso obiettivo
facendo opera di
persuasione,
illustrando ai
potenziali
interessati i
vantaggi (non
necessariamente solo
di tipo fiscale) di
un eventuale
trasferimento del
domicilio da noi.
Ciò
richiederebbe un
certo investimento
di tempo, ma mi
sembra che il santo
valga la candela.
Giorgio Ghiringhelli,
Losone
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