di Giorgio Ghiringhelli


IL MOVIMENTO POLITICO CHE NON MOLLA MAI L'OSSO
   

Giorgio Ghiringhelli   
Via Ubrio 62  
6616 Losone Losone,   16 marzo 2015
   
Onorando
  Gran Consiglio
  della Repubblica e Cantone Ticino

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Petizione

(Costituzione cantonale art. 8 lett. L : “sono garantiti il diritto di petizione alle autorità e di ottenere risposta entro un termine ragionevole”)

 

 

 

Lo Stato si assuma i costi processuali e legali dei cittadini che si difendono in casa propria dai malviventi.

 

 

Egregio signor Presidente,

gentili signore deputate, egregi signori deputati,

 

 

da qualche anno , specie dopo l’entrata in vigore degli accordi per la libera circolazione delle persone ,  il Canton Ticino è divenuto terra di razzie da parte specialmente di “turisti del crimine” provenienti in particolare dai Paesi dell’est europeo,  che vanno avanti e indietro dal confine italiano. A preoccupare , rispetto al passato, non è tanto l’evoluzione del numero dei furti ( che nel 2014 grazie al lavoro della polizia è diminuito) quanto  il fatto che non di rado questi malviventi si introducono nelle abitazioni in presenza dei loro occupanti, correndo così il rischio di reazioni che potrebbero  mettere seriamente in pericolo l’incolumità degli uni e degli altri.

 

E’ solo questione di tempo : prima o poi  succederà che qualche cittadino , per difendere se stesso ed i propri famigliari da malviventi penetrati nella propria abitazione  a scopo di furto o di rapina, reagirà con violenza ferendo o uccidendo uno o più degli intrusi.

 

Quando ciò accadrà, l’opinione pubblica si schiererà sicuramente dalla parte del “giustiziere”, ma, a dipendenza di come si sono svolti i fatti ( e specialmente in caso di eccesso di difesa),  potrebbe anche darsi che la legge punisca il cittadino in questione trasformandolo così da vittima a criminale.

 

Con una mozione presentata il 10 dicembre 2013 il consigliere nazionale Lorenzo Quadri , nell’intento di potenziare il diritto alla legittima difesa delle vittime di aggressioni nella propria abitazione, aveva proposto per questi casi – anche a scopo deterrente - una modifica del Codice penale svizzero in modo  che “l’autorità competente prescinda dal procedimento penale, dal rinvio a giudizio o dalla punizione in caso di eccesso di legittima difesa”.

In data 12 febbraio 2014 il Consiglio federale aveva però proposto di respingere la mozione (tuttora inevasa)  con la motivazione che già oggi il diritto alla legittima difesa è fissatoo negli articoli 15 e 16  del Codice penale. Il primo sancisce che “chiunque ha il diritto di respingere in modo adeguato alle circostanze un’aggressione ingiusta o la minaccia ingiusta di un’aggressione imminente fatta a sé o ad altri”; il secondo stabilisce invece che “ se chi respinge un’aggressione eccede i limiti della legittima difesa secondo l’articolo 15, il giudice attenua la pena” e sancisce inoltre che “chi eccede i limiti della legittima difesa per scusabile eccitazione o sbigottimento non agisce in modo colpevole”.

 

A mente del Consiglio federale le sopracitate disposizioni “ consentono di tenere conto delle circostanze concrete e di decidere , nel singolo caso, se un eccesso di legittima difesa è scusabile o se si impone l’impunità “ ,  e dunque non si giustifica di ampliare il diritto alla legittima difesa introducendo l’”impunità automatica” proposta da Quadri , la quale permetterebbe di sparare sempre a un rapinatore che si introduce in un’abitazione privata.  A conclusione del suo ragionamento il Consiglio federale, pur comprendendo che per paura in determinati casi le vittime reagiscano in maniera sproporzionata a un’effrazione, ha detto di ritenere che reazioni del tutto sproporzionate, anche in casa propria, “non debbano comportare automaticamente l’impunità, perché ciò invierebbe un segnale sbagliato e potrebbe addirittura suggerire alla popolazione che si può reagire a un’effrazione con fatti gravi quali un omicidio”.

 

Le motivazioni esposte dal Consiglio federale non sono molto tranquillizzanti per quei cittadini che un giorno o l’altro dovessero essere aggrediti da qualche malvivente in casa propria : è vero infatti che in caso di una loro violenta reazione  che ecceda i limiti della legittima difesa il giudice potrebbe tener conto della loro “scusabile eccitazione”, ma è altrettanto vero che il giudice potrebbe comminare loro una pena che, seppur ridotta, rimane pur sempre una pena. 

 

E non bisogna dimenticare che , per far fronte alle spese legali e processuali e per dimostrare la legittimità del proprio agire,  questi cittadini arrischiano di spendere somme ingenti, che nei casi più gravi potrebbero ammontare a decine di migliaia di franchi.

 

La beffa oltre al danno, insomma !

 

Questo lodevole Gran Consiglio non ha la competenza per decidere modifiche al Codice penale svizzero, che sono di pertinenza del Consiglio nazionale, ma può però adottare misure atte ad evitare che ai danni si aggiungano anche le beffe.

 

Conclusione

 

I sottoscritti firmatari invitano dunque il Gran Consiglio a elaborare e approvare le necessarie modifiche legislative affinché lo Stato si assuma tutti i costi legali  (compresi eventuali ripetibili) e processuali (spese procedurali e tasse di giustizia) a carico di cittadini accusati a torto o a ragione di eccesso di legittima difesa contro malviventi penetrati illecitamente nelle loro abitazioni private a scopo di furto , rapina o aggressione. Essendo questa una questione di principio, la rifusione di queste spese deve avvenire indipendentemente dal reddito o dalle possibilità finanziarie dei beneficiari.

 

 

Con ogni ossequio                          Giorgio Ghiringhelli  (primo firmatario)

 

 

 

(seguono le firme)