di Giorgio Ghiringhelli
 

IL MOVIMENTO POLITICO CHE NON MOLLA MAI L'OSSO
Giorgio Ghiringhelli
Via Ubrio 62 
6616 Losone 

 

 

 


 
Losone, 14 settembre 2005



Onorando
Gran Consiglio
ddella Repubblica e Cantone Ticino


Petizione

(Costituzione cantonale art. 8 lett. l : “ sono garantiti il diritto di petizione alle autorità e di ottenere risposta entro un termine ragionevole”)

 

Maggior solidarietà fra patriziati ricchi e patriziati poveri

Abolizione del contributo statale al fondo di aiuto patriziale (con risparmio di 1,4 milioni di franchi per legislatura) e imposta patriziale obbligatoria per quei patriziati che fanno capo agli aiuti del fondo o ai contributi dello Stato.

 

Egregio signor Presidente,

gentili signore deputate,

egregi signori deputati,

 

alfine di dare un piccolo contributo al risanamento delle finanze cantonali, e limitare così i tagli in settori più dolorosi,  il movimento del Guastafeste propone con la presente petizione che il Cantone non versi più alcun contributo al fondo di aiuto patriziale, e che la somma così mancante venga assunta dai patriziati più ricchi e tramite una migliore applicazione dell’art. 20 LOP (copertura del fabbisogno con il prelevamento di un’imposta per ogni fuoco patriziale).

 

Il fondo di aiuto patriziale

 

Tale fondo, istituito attraverso la nuova Legge organica patriziale (LOP) in vigore dal 1. gennaio 1995, è amministrato dal Consiglio di Stato ( tramite il Dipartimento delle Istituzioni) assistito da una Commissione composta da uno stesso numero di membri in rappresentanza dello Stato e di delegati del Patriziato.

 

Dal 1995 al 2001 in questo fondo sono confluiti 600'000 franchi all’anno, per un totale di 4'200'000 franchi ( di cui la metà versati dallo Stato e l’altra metà dai patriziati il cui reddito netto complessivo supera i 5'000 franchi all’anno). Circa il 70 % di questa somma è stato utilizzato per finanziare migliorie alpestri (comprese le vie di accesso e gli acquedotti)  nonché opere di natura forestale (comprese strade e premunizioni valangarie). Il resto è stato speso prevalentemente per investimenti in beni patrimoniali e in beni amministrativi.

 

A partire dal 2002 la consistenza del fondo è stata aumentata a 700'000 franchi all’anno, di cui 350'000 a carico del  Cantone.

 

Dal momento che lo Stato partecipa comunque con sussidi e prestiti agevolati alla realizzazione di importanti progetti patriziali ( si pensi ad esempio al golf di Losone) , il nostro movimento non ritiene che lo Stato debba contribuire pure al finanziamento del fondo di aiuto patriziale che , come il nome suggerisce, dovrebbe essere uno strumento di perequazione finanziaria fra enti patriziali ricchi e poveri.

 

Perché mantenere in vita artificialmente i patriziati che non dispongono di mezzi  per far fronte agli obblighi di legge ?

 

In base alla nuova LOP, i patriziati hanno l’obbligo di rilanciare la propria attività e di assumere un minimo di iniziative di interesse pubblico, pena il loro disconoscimento (art. 38 LOP). Proprio in virtù di queste disposizioni “solo” 214 patriziati su 256 hanno ottenuto dal CdS il riconoscimento quali corporazioni di diritto pubblico e un’altra cinquantina ha ottenuto tale riconoscimento con riserva.

 

Il fondo di aiuto patriziale serve dunque soprattutto ai patriziati più poveri per far fronte agli obblighi di legge e  rimanere così in vita, e non si capisce perché debba essere lo Stato – anziché semmai far capo alla solidarietà dei patriziati più ricchi o alla tassazione dei patrizi interessati – a preoccuparsi di mantenere artificialmente in vita dei patriziati che ormai esistono quasi solo sulla carta o che sono amministrati da poche famiglie fra il disinteresse della maggioranza degli altri patrizi .

 

Imposta per ogni fuoco patriziale : disposizione poco applicata

 

Va ricordato che, in base all’art. 20 LOP, quando la gestione corrente del preventivo di un anno chiude con un disavanzo, l’assemblea (rispettivamente il Consiglio patriziale) decide la copertura a medio termine in primo luogo attingendo alla riserva disponibile a bilancio e in secondo luogo con il prelevamento di un’imposta per ogni fuoco patriziale (tale imposta corrisponde al fabbisogno scoperto ripartito in modo uguale fra i fuochi, e può essere pagata in tutto o in parte sottoforma di lavoro comune).

 

Ebbene, non ci risulta che questa disposizione sia applicata , se non a livello volontario. In teoria, se fosse applicata alla lettera, non dovrebbero più esserci patriziati nelle cifre rosse e bisognosi di far capo al fondo di aiuto patriziale.  Nella pratica è possibile che malgrado la riscossione di un’imposta vi potrebbero essere dei patriziati in difficoltà a causa della realizzazione di opere di interesse pubblico richiedenti una spesa sproporzionata rispetto ai loro mezzi e tale da pregiudicarne l’equilibrio finanziario, per cui il fondo di aiuto patriziale avrebbe comunque una certa utilità ; ma in tal caso il fondo potrebbe essere interamente alimentato dai patriziati ricchi : difatti anche se questi finissero nelle cifre rosse in seguito a un aumento dei contributi a loro carico, ecco che in base all’art. 20 LOP essi potrebbero prelevare un’imposta per ogni fuoco patriziale , e tornare così nelle cifre nere.

 

 

Perché mai deve essere lo Stato a versare contributi per il fondo di aiuto patriziale quando vi sono patriziati ricchissimi che possono perfino permettersi di non prelevare alcuna imposta dai loro fuochi patriziali o vi sono patriziati poveri che in barba alla legge rinunciano a riscuotere tale imposta ?

 

L’imposta patriziale permetterebbe di contare i patrizi “attivi”

 

E’ lecito  supporre che i patriziati – sia quelli ricchi e sia quelli poveri -  vogliano evitare di imporre un’imposta perché molti patrizi ( come ad esempio accade per l’imposta parrocchiale) chiederebbero di essere stralciati dall’elenco dei patrizi , e a quel momento sarebbe evidente a tutti che  i patrizi “attivi” sono un’esigua minoranza (al massimo il 10 % di quelli registrati) . Oltre a ridimensionare l’importanza attuale dei patriziati e a provocare la fine di molti patriziati “fantasma”, ciò solleverebbe qualche riflessione su quei patriziati ricchi che sulla carta dispongono di centinaia di membri ma alle cui attività partecipano in realtà  solo poche decine di persone  ( e ancor meno sono quelle che, a volte anche tramandandosi il potere in famiglia con elezioni tacite o comunque dall’esito scontato,  amministrano beni per milioni e milioni di franchi  che - in linea con i tempi che corrono - potrebbero  essere gestiti in modo più democratico e trasparente da  rappresentanti eletti di tutta la comunità) . Ciò senza nulla togliere all’importante ruolo svolto in passato dai patriziati.

 

Conclusione

 

In definitiva ci sembra di aver dimostrato che il fondo di aiuto patriziale potrebbe essere alimentato senza problemi dai patriziati anche senza il contributo dello Stato, per cui chiediamo che l’art. 27 LOP ( e relativo regolamento di applicazione) venga modificato abolendo il contributo statale al fondo di aiuto patriziale; chiediamo inoltre che l’art. 20 LOP venga pure modificato in modo da sancire  l’obbligo di applicare un’imposta per ogni fuoco patriziale quando un patriziato inoltra una richiesta di contributo allo Stato o al fondo di aiuto patriziale.

 

                                                         

Con ogni ossequio

Giorgio Ghiringhelli (primo firmatario), consigliere comunale di Losone e patrizio di Bellinzona
Tazio Fornera, municipale di Losone e patrizio di Losone
Marcus
Nicora, consigliere comunale di Losone  e patrizio di Muralto
Pietro Vanetti
, consigliere comunale di Losone




 
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