Petizione
(Costituzione
cantonale art. 8
lett. l : “ sono
garantiti il
diritto di
petizione alle
autorità e di
ottenere
risposta entro
un termine
ragionevole”)
Maggior
solidarietà fra
patriziati
ricchi e
patriziati
poveri
Abolizione del
contributo
statale al fondo
di aiuto
patriziale
(con risparmio
di 1,4 milioni
di franchi per
legislatura) e
imposta
patriziale
obbligatoria per
quei patriziati
che fanno capo
agli aiuti del
fondo o ai
contributi dello
Stato.
Egregio signor
Presidente,
gentili
signore
deputate,
egregi
signori
deputati,
alfine di
dare un piccolo
contributo al
risanamento
delle finanze
cantonali, e
limitare così i
tagli in settori
più dolorosi,
il movimento
del Guastafeste
propone con la
presente
petizione che il
Cantone non
versi più alcun
contributo al
fondo di aiuto
patriziale,
e che la somma
così mancante
venga assunta
dai patriziati
più ricchi e
tramite una
migliore
applicazione
dell’art. 20 LOP
(copertura
del fabbisogno
con il
prelevamento di
un’imposta per
ogni fuoco
patriziale).
Il fondo
di aiuto
patriziale
Tale fondo,
istituito
attraverso la
nuova Legge
organica
patriziale
(LOP) in vigore
dal 1.
gennaio
1995, è
amministrato dal
Consiglio di
Stato ( tramite
il Dipartimento
delle
Istituzioni)
assistito da una
Commissione
composta da uno
stesso numero di
membri in
rappresentanza
dello Stato e di
delegati del
Patriziato.
Dal 1995 al
2001 in
questo fondo
sono confluiti
600'000 franchi
all’anno,
per un totale di
4'200'000
franchi ( di cui
la metà versati
dallo Stato e
l’altra metà dai
patriziati il
cui reddito
netto
complessivo
supera i 5'000
franchi
all’anno). Circa
il 70
% di
questa somma è
stato utilizzato
per finanziare
migliorie
alpestri
(comprese le vie
di accesso e gli
acquedotti)
nonché opere di
natura forestale
(comprese strade
e premunizioni
valangarie).
Il resto è stato
speso
prevalentemente
per investimenti
in beni
patrimoniali e
in
beni
amministrativi.
A
partire dal
2002 la
consistenza del
fondo è stata
aumentata a
700'000 franchi
all’anno,
di cui 350'000 a carico del
Cantone.
Dal momento che
lo Stato
partecipa
comunque con
sussidi e
prestiti
agevolati alla
realizzazione di
importanti
progetti
patriziali
( si pensi ad
esempio al golf
di
Losone) ,
il nostro
movimento non
ritiene che lo
Stato debba
contribuire pure
al finanziamento
del fondo di
aiuto
patriziale
che , come il
nome suggerisce,
dovrebbe essere
uno strumento di
perequazione
finanziaria fra
enti
patriziali
ricchi e poveri.
Perché mantenere
in vita
artificialmente
i patriziati che
non
dispongono di
mezzi per far
fronte agli
obblighi di
legge ?
In base alla
nuova LOP, i
patriziati hanno
l’obbligo di
rilanciare la
propria attività
e di assumere un
minimo
di
iniziative di
interesse
pubblico, pena
il loro
disconoscimento
(art. 38 LOP).
Proprio in virtù
di queste
disposizioni
“solo” 214
patriziati su
256 hanno
ottenuto dal
CdS il
riconoscimento
quali
corporazioni di
diritto pubblico
e un’altra
cinquantina
ha
ottenuto tale
riconoscimento
con riserva.
Il fondo
di aiuto
patriziale
serve dunque
soprattutto ai
patriziati più
poveri per far
fronte agli
obblighi di
legge e
rimanere così in
vita, e non
si capisce
perché debba
essere lo Stato
– anziché semmai
far capo alla
solidarietà dei
patriziati più
ricchi o alla
tassazione dei
patrizi
interessati –
a preoccuparsi
di mantenere
artificialmente
in vita dei
patriziati che
ormai esistono
quasi solo sulla
carta o che sono
amministrati da
poche famiglie
fra il
disinteresse
della
maggioranza
degli altri
patrizi .
Imposta per ogni
fuoco
patriziale
:
disposizione
poco applicata
Va ricordato
che, in base
all’art. 20 LOP,
quando la
gestione
corrente del
preventivo di un
anno chiude con
un disavanzo,
l’assemblea
(rispettivamente
il Consiglio
patriziale)
decide la
copertura a
medio termine in
primo luogo
attingendo alla
riserva
disponibile a
bilancio e in
secondo luogo
con il
prelevamento di
un’imposta per
ogni fuoco
patriziale
(tale
imposta
corrisponde al
fabbisogno
scoperto
ripartito in
modo uguale fra
i fuochi, e può
essere pagata in
tutto o in parte
sottoforma di
lavoro comune).
Ebbene, non ci
risulta
che questa
disposizione sia
applicata , se
non a livello
volontario. In
teoria, se fosse
applicata alla
lettera, non
dovrebbero più
esserci
patriziati nelle
cifre rosse e
bisognosi di far
capo al fondo
di aiuto
patriziale.
Nella pratica è
possibile che
malgrado
la riscossione
di un’imposta vi
potrebbero
essere dei
patriziati in
difficoltà a
causa della
realizzazione di
opere di
interesse
pubblico
richiedenti una
spesa
sproporzionata
rispetto ai loro
mezzi e tale da
pregiudicarne
l’equilibrio
finanziario, per
cui il fondo di
aiuto
patriziale
avrebbe comunque
una certa
utilità ; ma in
tal caso il
fondo potrebbe
essere
interamente
alimentato dai
patriziati
ricchi :
difatti anche se
questi finissero
nelle cifre
rosse in seguito
a un aumento dei
contributi a
loro carico,
ecco che in base
all’art. 20 LOP
essi potrebbero
prelevare
un’imposta per
ogni fuoco
patriziale
, e tornare così
nelle cifre
nere.
Perché mai deve
essere lo Stato
a versare
contributi per
il fondo
di aiuto
patriziale
quando vi sono
patriziati
ricchissimi che
possono perfino
permettersi di
non prelevare
alcuna imposta
dai loro fuochi
patriziali
o vi sono
patriziati
poveri che in
barba alla legge
rinunciano a
riscuotere tale
imposta ?
L’imposta
patriziale
permetterebbe di
contare i
patrizi “attivi”
E’ lecito
supporre
che i patriziati
– sia quelli
ricchi e sia
quelli poveri -
vogliano evitare
di imporre
un’imposta
perché molti
patrizi ( come
ad esempio
accade per
l’imposta
parrocchiale)
chiederebbero di
essere
stralciati
dall’elenco dei
patrizi , e a
quel momento
sarebbe evidente
a tutti che
i patrizi
“attivi” sono
un’esigua
minoranza (al
massimo il 10 %
di quelli
registrati) .
Oltre a
ridimensionare
l’importanza
attuale dei
patriziati e a
provocare la
fine di molti
patriziati
“fantasma”, ciò
solleverebbe
qualche
riflessione su
quei patriziati
ricchi che sulla
carta
dispongono di
centinaia di
membri ma alle
cui attività
partecipano in
realtà solo
poche decine di
persone ( e
ancor meno sono
quelle che, a
volte anche
tramandandosi il
potere in
famiglia con
elezioni tacite
o comunque
dall’esito
scontato,
amministrano
beni per milioni
e milioni di
franchi che -
in linea con i
tempi che
corrono -
potrebbero
essere gestiti
in modo più
democratico e
trasparente da
rappresentanti
eletti di tutta
la comunità) .
Ciò senza nulla
togliere
all’importante
ruolo svolto in
passato dai
patriziati.
Conclusione
In definitiva ci
sembra di aver
dimostrato che
il fondo
di aiuto
patriziale
potrebbe essere
alimentato senza
problemi dai
patriziati anche
senza il
contributo dello
Stato, per cui
chiediamo che
l’art. 27 LOP (
e relativo
regolamento di
applicazione)
venga modificato
abolendo il
contributo
statale al fondo
di aiuto
patriziale;
chiediamo
inoltre che
l’art. 20 LOP
venga pure
modificato in
modo da sancire
l’obbligo di
applicare
un’imposta per
ogni fuoco
patriziale
quando un
patriziato
inoltra una
richiesta di
contributo allo
Stato o al fondo
di aiuto
patriziale.
Con ogni
ossequio
Giorgio
Ghiringhelli
(primo
firmatario),
consigliere
comunale di
Losone e
patrizio di
Bellinzona
Tazio
Fornera,
municipale di
Losone e
patrizio di
Losone
Marcus
Nicora,
consigliere
comunale di
Losone
e
patrizio di
Muralto
Pietro
Vanetti,
consigliere
comunale di
Losone
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