di Giorgio Ghiringhelli


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RACCOLTA INTERVENTI CRITICI SUGLI ANACRONISTICI PATRIZIATI

 

Grande vittoria del Guastafeste
il patriziato di Ascona e tutti gli altri patriziati del Cantone non potranno più fare discriminazioni fra patrizi e non patrizi - 16.1.2007

Pubblichiamo l'articolo apparso sul CdT del 16.1.2007 a firma di MAURO EURO


Dei beni patriziali beneficino tutti
Il Governo scrive al Patriziato di Ascona: le spese contestate vanno abolite

La questione dei fondi utilizzati a vantaggio esclusivo dei patrizi, in contrasto con quanto prevede la legge, era stata sollevata da Giorgio Ghiringhelli. E la Sezione Enti locali scrive a tutti i Patriziati: occorre adeguarsi
 L’istanza d’intervento inoltrata il 5 aprile 2006 da Giorgio Ghiringhelli  che contestava l’uso di beni patriziali da parte del Patri­ziato di Ascona, ma che il Consi­glio di Stato aveva giudicato irri­cevibile non ritenendo che lo stesso Ghiringhelli avesse un «in­teresse legittimo» a presentarla – non è caduta nel vuoto. Paralle­lamente alla risposta evasiva da­ta all’interpellante (vedi Corrie­re del 23 dicembre scorso) il Go­verno ha infatti scritto al Patriziato asconese dicendo a chiare let­tere che le tre spese contestate devono sparire dai conti annua­li. E non è tutto: la Sezione Enti locali (SEL) ha inviato una circo­lare a tutti i Patriziati del Cantone per metterli al corrente di questi sviluppi e invitarli a mettersi a lo­ro volta in regola, nel caso già non lo fossero.
Come molti ricorderanno, Ghiringhelli aveva denunciato l’utilizzazione di 44 mila franchi annui per il raduno patriziale e per due fondi (Borse di studio e Pre­videnza patrizi bisognosi) riser­vati ai patrizi asconesi, in contra­sto con la Legge organica patriziale (LOP) che stabilisce che i beni patriziali devono essere de­stinati all’intera comunità. E ciò anche se ci si trova di fronte a tra­dizioni consolidate dal tempo, co­me già stabilito dal Tribunale am­ministrativo nel 1985. Dello stes­so avviso il Governo, che ha ora invitato il Patriziato asconese a conformarsi a queste disposizio­ni di legge.
Come scrivevamo meno di un mese fa, questa presa di posizio­ne era attesa anche da altri Patri­ziati ticinesi, che possono avere consuetudini analoghe. Così, pro­prio in questi giorni, la SEL li ha informati di quanto accaduto, spiegando che l’istanza d’inter­vento di Giorgio Ghiringhelli se­gnalava «l’agire di un Patriziato in relazione all’utilizzo dei beni patriziali per finalità contrarie al­le norme legali. Il Patriziato in questione, per tradizione, finan­ziava in particolare l’annuale raduno patriziale e corrispondeva aiuti finanziari a patrizi bisogno­si e borse di studio, sempre ai cit­tadini patrizi. Questo modo di procedere è risultato però in con­trasto con l’art. 32 capoverso 2 della LOP, secondo cui è vietata ogni ripartizione di rendite o divisione di beni fra i patrizi. Secon­do questa norma e la sua inter­pretazione giurisprudenziale può unicamente essere ammessa una partecipazione ai costi dell’incontro annuale (pranzo o cena) usualmente organizzato dai di­versi Patriziati: non sono invece ammissibili altre forme di suddi­visione di beni a beneficio dei soli cittadini patrizi non esplicita­mente previsti dalla legge».
Di qui un invito a tutti i Patriziati ticinesi a verificare di essere a lo­ro volta in regola. A questi enti la SEL chiede di informarla, entro il 30 aprile, in merito a loro attività o prassi simili a quelle descritte sopra, specificando l’importo che viene eventualmente destinato a tali scopi. In caso di dubbi sulla legalità di determinate consue­tudini la Sezione si mette a dispo­sizione per fornire la necessaria consulenza. Mauro Euro

PARLA IL CAPOSEZIONE ENTI LOCALI
Basta con la prassi fin qui seguita

 L’istanza di Ghiringhelli, dunque, sarà stata anche «irricevibile », ma di sicuro non è stata inutile. Al contrario. Ha spinto il Governo a prendere posizio­ne (anche se, incomprensibilmente, lo ha fatto quasi di na­scosto: il problema era stato messo sul tavolo pubblicamen­te, e pubblica secondo logica d oveva essere la risposta), e ha indotto la Sezione enti locali a fare chiarezza: giusto, perché  come già abbiamo scritto su queste colonne il problema dell’uso dei beni patriziali partiva da Ascona ma la sua porta­ta era cantonale, per cui era op­portuno mettere tutte le Amministrazioni patriziali al corrente di quanto successo.
Detto questo, ci si chiede come mai le spese fatte per anni ad Ascona e ora definite contrarie alla Legge organica patriziale non siano state notate e censu­rate prima: in fondo il Patrizia­to ha fatto tutto alla luce del so­le, inserendo ogni spesa nei con­ti annualmente sotto­posti per verifica al­l’autorità cantonale...
«Per legge non siamo tenuti a verificare tut­ti i conti dei Patrizia­ti », precisa però il nuo­vo caposezione degli Enti locali Elio Genazzi, da noi interpellato in proposito. «Se ci giungono segnalazioni (come possono essere le istanze d’intervento, o eventuali ricorsi), o se ci accorgiamo di determinate situazioni dubbie, allora dobbiamo in­tervenire per far rispettare la leg­ge. Ma non siamo i tutori di det­taglio dei conti patriziali. In altre parole: non siamo chiamati a controllare tutti i conti siste­maticamente, ma a intervenire laddove veniamo a conoscenza di situazioni anomale. E anche nel caso in esame direi che non siamo stati a guardare!».
L’informazione però poteva es­sere fatta in modo diverso... «È vero: la si poteva fare pubblicamente, approfittando dell’istanza d’intervento del signor Ghiringhelli, oppure (come si è fatto) scegliere di rivolgersi all’ente chiamato in causa. L’importante comunque è che i diretti interessati siano stati informati che la prassi da loro seguita fin qui non va bene». In pratica? «In pratica al Patriziato di Ascona  e poi, con la nostra circolare, a tutti gli altri Patriziati ticinesi  è stato detto chiara­mente: se fate queste spese, sie­te fuori dalla LOP. Spese a favore dei patrizi si possono fare, ma entro certi limiti: dopo un’assemblea si può offrire l’aperitivo, e magari anche la cena, proprio per stimolare l’attività o rinsaldare i legami. Ma queste spe­se devono restare entro limiti ragionevoli ». In molti casi non è stato così. M.E.



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