Dei beni patriziali
beneficino tutti
Il Governo scrive al
Patriziato di Ascona: le
spese contestate vanno
abolite
La questione dei fondi
utilizzati a vantaggio
esclusivo dei patrizi,
in contrasto con quanto
prevede la legge, era
stata sollevata da
Giorgio Ghiringhelli. E
la Sezione Enti locali
scrive a tutti i
Patriziati: occorre
adeguarsi
L’istanza d’intervento
inoltrata il 5 aprile
2006 da Giorgio
Ghiringhelli che
contestava l’uso di beni
patriziali da parte del
Patriziato di Ascona,
ma che il Consiglio di
Stato aveva giudicato
irricevibile non
ritenendo che lo stesso
Ghiringhelli avesse un
«interesse legittimo» a
presentarla – non è
caduta nel vuoto.
Parallelamente alla
risposta evasiva data
all’interpellante (vedi
Corriere del 23
dicembre scorso) il
Governo ha infatti
scritto al Patriziato
asconese dicendo a
chiare lettere che le
tre spese contestate
devono sparire dai conti
annuali. E non è tutto:
la Sezione Enti locali
(SEL) ha inviato una
circolare a tutti i
Patriziati del Cantone
per metterli al corrente
di questi sviluppi e
invitarli a mettersi a
loro volta in regola,
nel caso già non lo
fossero.
Come molti ricorderanno,
Ghiringhelli aveva
denunciato
l’utilizzazione di 44
mila franchi annui per
il raduno patriziale e
per due fondi (Borse di
studio e Previdenza
patrizi bisognosi)
riservati ai patrizi
asconesi, in contrasto
con la Legge organica
patriziale (LOP) che
stabilisce che i beni
patriziali devono essere
destinati all’intera
comunità. E ciò anche se
ci si trova di fronte a
tradizioni consolidate
dal tempo, come già
stabilito dal Tribunale
amministrativo nel
1985. Dello stesso
avviso il Governo, che
ha ora invitato il
Patriziato asconese a
conformarsi a queste
disposizioni di legge.
Come scrivevamo meno di
un mese fa, questa presa
di posizione era attesa
anche da altri
Patriziati ticinesi,
che possono avere
consuetudini analoghe.
Così, proprio in questi
giorni, la SEL li ha
informati di quanto
accaduto, spiegando che
l’istanza d’intervento
di Giorgio Ghiringhelli
segnalava «l’agire di
un Patriziato in
relazione all’utilizzo
dei beni patriziali per
finalità contrarie alle
norme legali. Il
Patriziato in questione,
per tradizione,
finanziava in
particolare l’annuale
raduno patriziale e
corrispondeva aiuti
finanziari a patrizi
bisognosi e borse di
studio, sempre ai
cittadini patrizi.
Questo modo di procedere
è risultato però in
contrasto con l’art. 32
capoverso 2 della LOP,
secondo cui è vietata
ogni ripartizione di
rendite o divisione di
beni fra i patrizi.
Secondo questa norma e
la sua interpretazione
giurisprudenziale può
unicamente essere
ammessa una
partecipazione ai costi
dell’incontro annuale
(pranzo o cena)
usualmente organizzato
dai diversi Patriziati:
non sono invece
ammissibili altre forme
di suddivisione di beni
a beneficio dei soli
cittadini patrizi non
esplicitamente previsti
dalla legge».
Di qui un invito a tutti
i Patriziati ticinesi a
verificare di essere a
loro volta in regola. A
questi enti la SEL
chiede di informarla,
entro il 30 aprile, in
merito a loro attività o
prassi simili a quelle
descritte sopra,
specificando l’importo
che viene eventualmente
destinato a tali scopi.
In caso di dubbi sulla
legalità di determinate
consuetudini la Sezione
si mette a disposizione
per fornire la
necessaria consulenza.
Mauro Euro
PARLA IL
CAPOSEZIONE ENTI
LOCALI
Basta con la
prassi fin qui
seguita
L’istanza di
Ghiringhelli,
dunque, sarà
stata anche
«irricevibile »,
ma di sicuro non
è stata inutile.
Al contrario. Ha
spinto il
Governo a
prendere
posizione
(anche se,
incomprensibilmente,
lo ha fatto
quasi di
nascosto: il
problema era
stato messo sul
tavolo
pubblicamente,
e pubblica
secondo logica d
oveva essere la
risposta), e ha
indotto la
Sezione enti
locali a fare
chiarezza:
giusto, perché
come già abbiamo
scritto su
queste colonne
il problema
dell’uso dei
beni patriziali
partiva da
Ascona ma la sua
portata era
cantonale, per
cui era
opportuno
mettere tutte le
Amministrazioni
patriziali al
corrente di
quanto successo.
Detto questo, ci
si chiede come
mai le spese
fatte per anni
ad Ascona e ora
definite
contrarie alla
Legge organica
patriziale non
siano state
notate e
censurate
prima: in fondo
il Patriziato
ha fatto tutto
alla luce del
sole, inserendo
ogni spesa nei
conti
annualmente
sottoposti per
verifica
all’autorità
cantonale...
«Per legge non
siamo tenuti a
verificare
tutti i conti
dei Patriziati
», precisa però
il nuovo
caposezione
degli Enti
locali Elio
Genazzi, da
noi interpellato
in proposito.
«Se ci giungono
segnalazioni
(come possono
essere le
istanze
d’intervento, o
eventuali
ricorsi), o se
ci accorgiamo di
determinate
situazioni
dubbie, allora
dobbiamo
intervenire per
far rispettare
la legge. Ma
non siamo i
tutori di
dettaglio dei
conti patriziali.
In altre parole:
non siamo
chiamati a
controllare
tutti i conti
sistematicamente,
ma a intervenire
laddove veniamo
a conoscenza di
situazioni
anomale. E anche
nel caso in
esame direi che
non siamo stati
a guardare!».
L’informazione
però poteva
essere fatta in
modo diverso...
«È vero: la si
poteva fare
pubblicamente,
approfittando
dell’istanza
d’intervento del
signor
Ghiringhelli,
oppure (come si
è fatto)
scegliere di
rivolgersi
all’ente
chiamato in
causa.
L’importante
comunque è che i
diretti
interessati
siano stati
informati che la
prassi da loro
seguita fin qui
non va bene». In
pratica? «In
pratica al
Patriziato di
Ascona e
poi, con la
nostra
circolare, a
tutti gli altri
Patriziati
ticinesi è
stato detto
chiaramente: se
fate queste
spese, siete
fuori dalla LOP.
Spese a favore
dei patrizi si
possono fare, ma
entro certi
limiti: dopo
un’assemblea si
può offrire
l’aperitivo, e
magari anche la
cena, proprio
per stimolare
l’attività o
rinsaldare i
legami. Ma
queste spese
devono restare
entro limiti
ragionevoli ».
In molti casi
non è stato
così. M.E.
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