di Giorgio Ghiringhelli


IL MOVIMENTO POLITICO CHE NON MOLLA MAI L'OSSO
 

ARGOMENTARIO

Concernente l’iniziativa popolare costituzionale

“Avanti con le nuove città di Locarno e Bellinzona”

 

 

NOTE INTRODUTTIVE

 

Dopo l’affossamento dei due progetti di aggregazione nel Locarnese il consigliere di Stato Norman Gobbi ha dichiarato alla stampa (cfr. La Regione del 21 novembre 2011) che una richiesta per un eventuale nuovo progetto aggregativo in questa regione dovrà provenire dalla base, cioè dai Comuni interessati. Siccome 8 Comuni sugli 11 che negli ultimi due mesi han preso parte alle votazioni consultive  hanno bocciato il progetto a loro sottoposto, è facile immaginare che sarebbero passati ancora molti anni prima che un’analoga proposta venisse avanzata “dalla base” e comunque non è detto che anche nel caso di una nuova consultazione popolare organizzata in base alla legge sulle aggregazioni ( cioè con votazioni consultive limitate ai Comuni coinvolti) il risultato sarebbe differente, a meno che il Cantone proceda ad aggregazioni coatte.

Ecco perché, allo scopo di riaprire il discorso in tempi non biblici,  è stata lanciata questa iniziativa, che come tutte le iniziative popolari non è un’imposizione calata dall’alto bensì una richiesta proveniente dalla base (visto che occorreranno le firme di 10'000 cittadini) , e che come tutte le iniziative  può piacere o non piacere ma è profondamente democratica.

E già che c’eravamo abbiamo aggiunto anche il Bellinzonese, visto che il discorso degli squilibri esistenti fra Sottoceneri e Sopraceneri riguarda anche questa regione e visto che pure in questa regione c’è la stessa disunione del Locarnese, con l’aggravante che le finanze dei vari Comuni sono in genere messe anche peggio (praticamente tutti i Comuni del Bellinzonese ricevono soldi dal fondo di solidarietà intercomunale, mentre nel Locarnese vi sono alcuni Comuni benestanti che versano soldi in questo fondo).

 

 

8 Comuni-distretti in Ticino ?

 

Fino al 1803 il territorio cantonale era suddiviso in 8 comunità che agivano come degli stati autonomi (diventate attorno al 1500 i baliaggi sottomessi ai Cantoni svizzeri) : comunità  che dopo la creazione del Canton Ticino sono poi state trasformate in distretti.   Gli attuali territori comunali erano organizzati in “Vicinanze” che si occupavano dell’amministrazione dei beni che le famiglie patrizie possedevano in comune. .Alla nascita del Canton Ticino le Vicinanze sono state dissolte e al loro posto sono sorte due entità distinte : i Comuni (che dovevano occuparsi della gestione amministrativa ) ed i Patriziati ( che dovevano occuparsi della gestione delle proprietà comunitarie) . Ora per rendere più funzionale ed efficiente lo Stato occorre diminuire il numero di Comuni creando dei Comuni di dimensione regionale, che migliorerebbero il controllo democratico eliminando gli enti intermedi ( consorzi, SA ecc. ) . Quindi i Comuni non sono sempre esistiti ma furono creati un paio di secoli fa per esigenze amministrative e nessuno ha detto che debbano rimanere in eterno come allora, sia come numero e sia come dimensione. Lo Stato, cioè i cittadini di questo Cantone, attraverso la Costituzione possono modificare l’attuale situazione, fissando anche le regole per le aggregazioni : regole che già ora non escludono le aggregazioni coatte.

 

Circa tre anni fa l’allora presidente del PS, Manuele Bertoli, aveva lanciato l’idea di un’iniziativa popolare costituzionale per ridurre il numero dei Comuni a 5 : Mendrisio, Lugano, Bellinzona, Locarno e Biasca. Ma nessuno mise in pratica l’idea.

 

Si sarebbe anche potuto proporre la creazione in Ticino di 8 Comuni corrispondenti ai rispettivi distretti, ma per un passo così drastico i tempi non sono probabilmente maturi.

Il Piano direttore propone l'idea che il Ticino può costituire un'unica città: la Città-Ticino , con le sue aree verdi, i suoi quartieri multifunzionali e quelli specializzati, il suo centro degli affari e dei commerci, la sua sede amministrativa, le sue aree produttive, il suo quartiere di proposte artistiche e culturali. Ed è in questi termini che occorre cominciare a ragionare, onde evitare doppioni di infrastrutture e spreco di soldi e di prezioso territorio.

 

Procedura e tempi

 

L’iniziativa verrà lanciata il 20 marzo 2012  e riuscirà se entro il 21 maggio ( 2 mesi)  verranno raccolte 10'000 firme.  Poi  il Gran Consiglio entro un anno dovrà pronunciarsi sulla ricevibilità o meno dell’iniziativa. Se tale ricevibilità non dovesse essere riconosciuta gli iniziativisti inoltreranno un ricorso al Tribunale federale; se invece dovesse essere riconosciuta v’è da attendersi che al Tribunale federale si rivolgeranno gli avversari dell’iniziativa. Una volta superato anche questo ostacolo il Gran Consiglio potrà iniziare l’esame sui contenuti dell’iniziativa, e eventualmente contrapporle un controprogetto . Entro due anni dalla consegna delle firme – ricorsi permettendo -  il Gran Consiglio dovrebbe poi concludere le deliberazioni . La votazione popolare dovrà aver luogo entro 2 mesi  dalle deliberazioni .  Dopodiché l’Assemblea federale dovrà decidere se concedere la Garanzia federale alla modifica costituzionale ( tempo stimato : 6 mesi) . Quindi, anche in caso di ricorsi, entro la fine del 2015  il popolo dovrebbe poter esprimersi su questo argomento. Qualora l’iniziativa  dovesse essere accolta, l’aggregazione diverrebbe effettiva verosimilmente già in occasione delle elezioni comunali del 2016 (o al più tardi, come chiede l’iniziativa per tener conto di eventuali imprevisti e lungaggini, entro la fine del 2017) .

 

Come sono stati stabiliti i contributi  per Locarno e Bellinzona?

 

L’iniziativa chiede un contributo cantonale di 24 milioni di franchi per il Locarnese e 30 milioni per il Bellinzonese.  Si tratta di cifre che tengono conto nella misura del possibile dei parametri solitamente applicati dal Cantone in casi del genere, e che in base agli accertamenti fatti sono realistiche. Va detto che è impossibile calcolare delle cifre esatte in base ai summenzionati parametri, e ciò anche perché  al momento dell’eventuale votazione popolare – fra 3-4 anni – la situazione finanziaria dei vari Comuni potrebbe non più essere la stessa. Comunque, se del caso, il Gran Consiglio avrà pur sempre la possibilità a tempo debito di chiedere un calcolo più “scientifico” e aggiornato, e di proporre altre cifre in un eventuale controprogetto.

 

Per entrare un po’ più nel dettaglio va ricordato che per l’aggregazione dei 7 Comuni della Sponda sinistra della Maggia il Cantone era disposto a versare circa 32 milioni di franchi, di cui 20 per investimenti da effettuare nell’agglomerato, 10 a titolo straordinario per consolidare all’85% il moltiplicatore d’imposte del futuro Comune ( quale incentivo ad approvare l’aggregazione) , 1 per Mergoscia (risanamento dei Comuni in difficoltà) e poco più di 1 per attenuare per 4 anni i minori introiti dal fondo di livellamento che l’aggregazione avrebbe comportato. Per i 4 Comuni della Sponda destra il Cantone non aveva invece previsto nessun particolare aiuto.  Per cui nel calcolo effettuato per l’iniziativa sono stati tolti i 10 milioni di franchi ( visto che ora non c’è più bisogno di un incentivo di questo tipo)  e sono stati aggiunti un paio di milioni per l’estensione dell’aggregazione alle Centovalli, alle Terre di Pedemonte, a Gordola, a Lavertezzo e a Cugnasco-Gerre.

 

Considerato che nel Locarnese il flusso dei contributi del fondo di livellamento fra Comuni che versano soldi a questo fondo e Comuni che invece li ricevono è più o meno neutrale, mentre che nel Bellinzonese (dove praticamente tutti i Comuni attualmente ricevono contributi da questo fondo)  tale flusso è globalmente assai negativo, ecco spiegato perché per il Bellinzonese l’iniziativa chiede un contributo cantonale di 30 milioni, cioè 6 in più rispetto al Locarnese.  Ragionamento che, in base agli accertamenti fatti , è giustificato.

 

 

CONTESTAZIONI E ARGOMENTI A FAVORE

 

 

Obiezione no. 1 : l’iniziativa crea una disparità di trattamento

 

Gli avversari dell’iniziativa potrebbero ricorrere contro la ricevibilità della stessa invocando la disparità di trattamento : perché aggregare per via costituzionale solo i poli urbani del Sopraceneri e non ad esempio anche quelli del Sottoceneri ? In base alla giurisprudenze il principio della parità di trattamento fissato nell’art. 8 della Costituzione federale è violato quando si tratta in modo diverso ciò che è simile e in modo identico ciò che non lo é. Secondo noi è innegabile che la situazione di base dei poli urbani del Sottoceneri (già ampiamente cresciuti grazie alle aggregazioni) è diversa da quella del Locarnese e del Bellinzonese, per cui è giustificato che due situazioni diverse vengano trattate in modo diverso ; come pure è innegabile che non si può paragonare la creazione di due nuove città di oltre 30'000 abitanti  con le aggregazioni già avvenute  o quelle che ancora avverranno nelle valli o nei due poli urbani già esistenti nel Sottoceneri, per cui non vi è alcuna disparità di trattamento. Eppoi non si dimentichi che l’iniziativa non si limita a proporre una modifica della legge sulle aggregazioni ( che discende dall’art. 20 della Costituzione) ma interviene direttamente al livello più altro, proponendo una norma speciale di rango costituzionale, che è sorretta da buoni motivi e che non è priva di senso e di scopo   l’aggregazione del Locarnese e del Bellinzonese non è solo un problema regionale  ma cantonale ).

 

Nel Sottoceneri le aggregazioni si sono messe in moto autonomamente producendo uno stato delle cose che oggi è diverso da quello che troviamo nel Sopraceneri. Gli interessi in gioco sono cantonali e l’obiettivo politico deve essere quello di garantire uno sviluppo equilibrato a tutte le regione del Ticino.

 

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Obiezione no. 2 : l’iniziativa è antidemocratica, é una forzatura delle regole democratiche

 

 

Definizione di democrazia : forma di governo in cui la sovranità risiede nel popolo che la esercita per mezzo delle persone e degli organi che elegge a rappresentarlo. Democrazia diretta : quando il popolo esercita direttamente i suoi poteri sovrani.

 

Per la riuscita dell’iniziativa occorrono le firme di 10'000 cittadini ( pari a circa il 5% degli aventi diritto di voto), e ciò è molto democratico. Poi il Gran Consiglio, dopo aver consultato i Comuni interessati,  deve decidere se essa è ricevibile o meno, dal profilo giuridico. Se la ricevibilità viene concessa, qualsiasi cittadino può poi contestare l’iniziativa con un ricorso al Tribunale federale, ad esempio nel caso in cui si ritenga che l’iniziativa calpesti l’autonomia comunale.  Se il ricorso viene respinto il Gran Consiglio può iniziare l’esame nel merito e se la proposta non gli piace può bocciarla o perfezionarla con la presentazione di un controprogetto. L’ultima parola spetterà al popolo con una votazione popolare, e ciò è il massimo della democrazia diretta. Se l’iniziativa viene accolta dal Popolo essa – come tutte le modifiche delle Costituzioni dei vari Cantoni -  in base all’art. 51 cpv 2 della Costituzione federale dovrà poi ottenere la “garanzia federale” da parte dell’Assemblea federale. Tale garanzia è accordata se la modifica costituzionale cantonale non è contraria al diritto federale.

 

E’ difficile immaginare un  iter più rigoroso e democratico, specie se si pensa che   l’attuale Legge sulle aggregazioni consente al Gran Consiglio di procedere a delle aggregazioni coatte in casi particolari (cosa  già successa  in  6 casi) , e quindi contro la volontà espressa in votazione consultiva dai cittadini dei Comuni coattati.   Del resto il Tribunale federale già in 5 occasioni (Progetti di Capriasca 1, Cevio, Blenio , Breggia e San Nazzaro) ha avuto modo di respingere dei ricorsi intesi ad opporsi a delle aggregazioni coatte .

 

E’ semmai il frazionamento attuale del territorio e dei Comuni dei due agglomerati urbani sopracenerini che causa un deficit di democrazia, visto che i cittadini di queste regioni non possono operare un controllo democratico sulle decisioni che vengono prese ( o che non vengono prese) nei Comuni vicini e che possono avere conseguenze per tutti gli abitanti dell’agglomerato.

 

Secondo l’art. 5 della Carta europea dell’autonomia locale , che è stata approvata dall'Assemblea federale il 15 dicembre 2004 ed è entrata in vigore il 1 giugno 2005, per ogni modifica dei limiti locali territoriali le collettività locali interessate dovranno essere preliminarmente consultate, eventualmente mediante referendum, qualora ciò sia consentito dalla legge. Quindi, visto che i cittadini dovranno pronunciarsi sulla proposta e visto che durante l’esame di ricevibilità dell’iniziativa il Gran Consiglio dovrà verosimilmente consultare i Comuni interessati, la legittimazione democratica della procedura è garantita anche in base alle norme internazionali.

 

 

Obiezione no. 3 : l’autonomia comunale è calpestata

 

 

L’art. 50 della Costituzione federale garantisce l’autonomia comunale, ma  “nella misura prevista dal diritto cantonale”, e dunque ogni Cantone – tramite una modifica della propria Costituzione – può anche ridurre notevolmente il numero dei propri Comuni. 

 

Anche l’art. 16 della Costituzione cantonale garantisce l’esistenza del Comune, specificando però che esso è autonomo nei limiti della Costituzione e delle leggi ( ad esempio   l’art. 20 della Costituzione cantonale stabilisce che il Gran Consiglio può decidere la fusione di due o più Comuni o la modifica dei loro confini “alle condizioni previste dalla legge”, e la legge prevede le aggregazioni coatte... ). A tal proposito il Consiglio di Stato nel progetto di revisione della legge sulle aggregazioni e separazione dei Comuni sottoposto in consultazione ai Municipi nel 2009 scriveva : “Garantendo l’esistenza del Comune la Costituzione intende tutelare l’istituto comunale e non l’esistenza in eterno del singolo Comune (cfr. messaggio 20 dicembre 1994 del CdS concernente la revisione totale della Costituzione cantonale del 4 luglio 1830)”.

 

E proprio sulla base di questi principi il Tribunale federale già in 5 occasioni (Progetti di Capriasca 1, Cevio, Blenio , Breggia e San Nazzaro) ha avuto modo di respingere dei ricorsi intesi ad opporsi a delle aggregazioni coatte , stabilendo che l’aggregazione coatta non è in contrasto né con l’art. 50 della Costituzione federale né con l’art. 16 della Costituzione cantonale che garantisce l’esistenza del Comune (Sentenza del 18 aprile 2006 – Comune di Blenio) .

 

L’organizzazione e la dimensione dei Comuni sono problemi di portata cantonale. La legge non riconosce l’autonomia dei Comuni come un diritto intoccabile, come dimostra la possibilità di procedere ad aggregazioni coatte (decisioni soggette comunque a referendum facoltativo : vedi caso di Sala Capriasca) .  Visto che la norma proposta dall’iniziativa si situa all’apice del diritto cantonale (la Costituzione) competente a definire l’autonomia comunale, un Comune non può, in linea di massima,  contestare  una violazione della sua autonomia fondata sulla Costituzione. 

 

Del resto l’istituto comunale in quanto tale non viene né abolito né limitato : anzi, è l’esatto contrario, ritenuto che lo scopo è quello di avere nuovi Comuni (nuove città) più forti.

 

I glaronesi, ad esempio, con una modifica della Costituzione cantonale (art. 147 e segg.) entrata in vigore il 1. gennaio 2011, hanno ridotto d’un sol colpo il numero dei Comuni da 25 a 3 .  L’Assemblea federale aveva dato la Garanzia federale a questa modifica (garanzia che in base all’art. 51 cpv 2 della Costituzione federale deve essere conferita dalla Confederazione quando la costituzione cantonale non contraddice al diritto federale).

 

Nel suo messaggio concernente il conferimento della garanzia federale , il Consiglio federale aveva sottolineato che dal punto di vista del contenuto, la conformità della modifica costituzionale glaronese con il diritto federale era “ indiscussa”.

 

 

Obiezione no. 4 :  i Locarnesi hanno già detto no alle aggregazioni, e quindi si deve tener conto della volontà popolare

 

 

I contrari all’iniziativa sostengono che non è molto rispettoso della volontà popolare (“cattivi perdenti”)  tornare subito alla carica con una proposta di aggregazione per il Locarnese dopo che i locarnesi hanno bocciato due progetti aggregativi.

 

Innanzi tutto va detto che i due progetti bocciati dai locarnesi erano assai differenti rispetto a quello proposto ora dall’iniziativa. Difatti allora si era votato sull’aggregazione di 4 Comuni sulla sponda destra della Maggia e 7 Comuni sulla sponda sinistra, mentre l’iniziativa propone l’aggregazione di ben 18 Comuni e la creazione di un unico Comune. Non va dimenticato che alcune autorità politiche di Muralto e di Minusio si erano dette contrarie a un’aggregazione limitata alla Sponda sinistra, ma favorevoli alla creazione di un Comune unico da Brissago a Cugnasco ! O era solo un alibi...?

 

Va inoltre sottolineato che se è vero che la maggior parte degli 11 Comuni locarnesi coinvolti nei due mini-progetti aggregativi posti in votazione nell’autunno del 2011 avevano bocciato i due progetti di aggregazione , è anche vero che la maggioranza dei cittadini votanti si era espressa a favore :  sulle due sponde della Maggia i voti favorevoli sono stati  globalmente 8'736 e quelli contrari 6'998.  Inoltre nelle Terre di Pedemonte, ove il 25 settembre 2011 è andata in porto – al secondo tentativo – l’aggregazione fra Tegna, Verscio e Cavigliano, i voti favorevoli all’aggregazione sono stati 936 e quelli contrari 412. Complessivamente dunque in 14 Comuni dell’agglomerato locarnese in cui si era votato, i voti favorevoli a un qualche progetto di aggregazione sono stati 9'672 e quelli contrari 7'410. Da notare che l’iniziativa propone per il Locarnese proprio l’aggregazione di questi 14 Comuni,  con  l’aggiunta di Gordola, Centovalli, Lavertezzo e Gerra-Cugnasco.

 

Infine va aggiunto che l’iniziativa propone anche l’aggregazione del Bellinzonese, e dunque la nascita di due città nel Sopraceneri, è non è limitata al solo Locarnese.

 

 

Obiezione no. 5 : non è giusto che a decidere queste aggregazioni siano anche cittadini di altri Comuni

 

 

In linea di principio va detto che l’organizzazione e la dimensione dei Comuni sono problemi di portata cantonale. Gli interessi in gioco sono cantonali e l’obiettivo politico deve essere quello di garantire uno sviluppo equilibrato a tutte le regione del Ticino . Si tratta di ridurre la dipendenza del Sopraceneri dal Sottoceneri, per  non rallentare le attuali locomotive dell’economia cantonale. Inoltre anche la salvaguardia del territorio del Locarnese e del Bellinzonese ( ove attualmente manca una visione pianificatoria  globale essendoci una quarantina di Piani regolatori diversi) interessa  tutti gli abitanti del Cantone. Ecco perché tutto il Cantone ha interesse a votare su questo argomento.

 

Ma non è detto che il voto del Sottoceneri o delle valli del Sopraceneri sarà determinante : è auspicabile e verosimile che anche la maggioranza dei cittadini  del Locarnese e del Bellinzonese voterà a favore della nascita di due nuove città.

 

E’ vero che la legge attuale sulle aggregazioni  prevede votazioni consultive che di regola tengono conto dell’esito della votazione Comune per Comune e non della maggioranza dei cittadini chiamati a votare su un progetto aggregativo. Ma, proprio a seguito di una norma costituzionale (  il capoverso 3 dell’art. 20 della Costituzione cantonale : “Il Gran Consiglio può decidere la fusione di due o più Comuni o la modifica dei loro confini, alle condizioni previste dalla legge”) il Gran Consiglio può già procedere attualmente in determinati casi a delle aggregazioni coatte decise d’autorità dal Gran Consiglio. Ecco che in questi casi il destino di un Comune non è nelle mani dei suoi cittadini, ma in quelle dei cittadini degli altri Comuni che hanno preso parte alla votazione, nonché in quelle dei gran consiglieri.

 

Si può ad esempio star certi che se il Comune di Minusio avesse votato a favore dell’aggregazione, il Consiglio di Stato avrebbe proposto un’aggregazione fra Minusio e Locarno coinvolgendo in modo coatto anche il Comune di Muralto : e, in caso di referendum, ci sarebbe stata una votazione cantonale.

 

A differenza delle  aggregazioni coatte decise d’autorità dal Gran Consiglio,  le aggregazioni dei Comuni locarnesi e bellinzonesi verrebbero decise dal popolo sovrano con una norma speciale costituzionale  : e ciò non solo è democraticissimo ma pure è in linea con la Costituzione federale (art. 50) , la quale garantisce l’autonomia comunale ma solo “nella misura prevista dal diritto cantonale” . Può seccare o può sorprendere, ma è cosi!

 

 

Votazioni cantonali

 

Del resto già nel 1999, a seguito di un referendum lanciato a livello cantonale contro l’aggregazione coatta di Sala Capriasca nel nuovo Comune di Capriasca, TUTTI I TICINESI ( e non solo i cittadini del Comune interessato) furono chiamati a votare su questa questione locale senza che tale procedura venisse definita antidemocratica ( e il 61% dei votanti si espresse a favore dell’aggregazione).

 

Già in altre occasioni è successo che tutti i ticinesi, a seguito di qualche referendum,  siano stati chiamati a votare su questioni che apparentemente erano solo locali o regionali (ma i soldi in ballo provenivano dalle imposte di tutti i ticinesi) . Si pensi ad esempio alla votazione di qualche decennio fa concernente il potenziamento dell’aerodromo di Locarno (bocciato). Si pensi  alla votazione del 14 settembre 2003 concernente il credito di 16 milioni a favore di alcune opere stradali  nel Mendrisiotto e Basso Ceresio( fra cui la circonvallazione di Rancate), bocciato dal 52,4 % dei votanti. Si pensi alla votazione del 30 settembre 2007 concernente il credito di 4'660'000 franchi per l’allestimento del progetto di massima del collegamento stradale fra Locarno e Bellinzona, bocciato dal 54,6% dei votanti. E la stessa cosa accadrà se dovesse riuscire il referendum recentemente lanciato dai Verdi contro il credito di 2'500'000 franchi votato dal Gran Consiglio il 13 febbraio 2012  per la progettazione definitiva delle opere relative al semisvincolo autostradale di Bellinzona e del relativo posteggio di attestamento.

 

Votazioni federali

 

Per analogia va pure sottolineato che anche a livello federale l’art. 53 cpv. 1 della Costituzione federale “protegge l’esistenza e il territorio dei Cantoni” , ma ciò non significa che il numero dei Cantoni debba rimanere immutabile. Difatti il capoverso 2 stabilisce che qualsiasi modifica del numero dei Cantoni  richiede non solo il consenso del Popolo dei Cantoni interessati, ma anche quello del Popolo svizzero e dei Cantoni.

 

Nel 1979 si era votato per la creazione del nuovo Canton Giura, formatosi con ex-distretti del Canton Berna.

 

 

Obiezione no. 6 : l’aggregazione del Locarnese e del Bellinzonese non è di importanza cantonale  ma solo regionale

 

 

Dagli interventi dei Consiglieri di Stato e di altre personalità ai dibattiti  che hanno preceduto la votazione sul progetto di aggregazione dei 7 Comuni della Sponda sinistra della Maggia, appare evidente che la creazione di un Comune unico sia nel Locarnese e sia nel Bellinzonese è una questione di importanza cantonale, e che serve a riportare un certo equilibrio fra il disunito e povero Sopraceneri e il sempre più unito e potente Sottoceneri (dove gli agglomerati urbani del Luganese e del Mendrisiotto si vanno sempre più espandendo, tant’è vero che la Lega dei ticinesi ha annunciato l’intenzione di espandere ancor più la città di Lugano tramite l’aggregazione di ulteriori 20 Comuni, in modo da portare a 100'000 il numero degli abitanti di Lugano, che diverrebbe una delle sei città più grandi della Svizzera, in pratica un semicantone...!).

 

Rimanendo disuniti,  i Comuni del Bellinzonese e del Locarnese non avranno mai la forza economica per  svolgere un ruolo di polo regionale per lo sviluppo delle loro rispettive  valli, e così tocca ai sottocenerini  - e specialmente ai luganesi - sborsare fior di milioni (Lugano ad un certo punto ne pagava 28  all’anno) destinati al fondo di solidarietà intercomunale a cui fanno capo prevalentemente Comuni del Sopraceneri ( fra cui Locarno, Losone, Gordola, Tenero e praticamente tutti i Comuni del Bellinzonese). Ha ragione Giorgio Giudici quando dice che Lugano è stufa di pagare per le debolezze degli agglomerati urbani sopracenerini che non vogliono fusionare  fra di loro e non sono in grado di provvedere alle loro valli ( a differenza di Lugano che si è presa a carico la Valcolla). E se un giorno Lugano smetterà di pagare, ad andarci di mezzo saranno soprattutto i Comuni periferici delle valli sopracenerine. Senza aggregazioni, lo squilibrio economico esistente fra il Sopra ed il Sottoceneri non farà che accentuarsi , e ciò a danno anche delle finanze cantonali, che interessano a tutti i ticinesi. Non si tratta di competere con Lugano, ma di ridurre almeno gli squilibri esistenti attualmente.

 

Si può capire che nei vari piccoli feudi in cui queste due regioni sopracenerine sono suddivise vi sia chi vorrebbe conservare il potere per gestire più liberamente e a volte senza troppa trasparenza questa ricchezza , a  vantaggio loro e delle loro rispettive “corti”.  Ma noi riteniamo che sia diritto di tutti i ticinesi decidere se mantenere questo sistema feudale nel Locarnese e nel Bellinzonese che arrischia di portare scompensi nell’economia cantonale  e che non offre sufficiente garanzie per una sana e corretta gestione del territorio cantonale.

 

 

Obiezione no, 7 ; l’iniziativa è ricattatoria 

 

Intervistato su La Regione del 3. 2. 2012 , Saverio Lurati ( a quel momento candidato  alla presidenza PS)  alla domanda “c’è chi vuole portare tutti i ticinesi alle urne per costringere la creazione delle grandi Bellinzona e Locarno : lei cosa ne pensa ?” ha risposto  a titolo personale : “non sono convinto che si tratti della soluzione giusta. Suona un po’ ricattatorio e sembra guardare solo all’aspetto finanziario. Non mi piace”.

Ma allora anche l’ex-presidente del PS , Manuele Bertoli, è un ricattatore visto che tre anni fa aveva proposto di lanciare un’iniziativa costituzionale per ridurre a 5 il numero dei Comuni ?  In cosa consiste il ricatto ?  nel fatto di far decidere ai ticinesi su un problema che è di interesse cantonale ?

 

E allora che dire della nuova legge sulle aggregazioni che concede al Governo la possibilità di ridurre o sospendere l’erogazione di contributi e aiuti perequativi subordinandoli alla partecipazione da parte del Comune beneficiario a una procedura aggregativa ( la nuova legge non è ancora entrata in vigore a seguito di due ricorsi presentati dai Comuni di Mezzovico-Vira e Giubiasco)?

 

 

Obiezione no. 8 : l’iniziativa è anticostituzionale

 

Per definizione  un’iniziativa costituzionale mirante a modificare la Costituzione cantonale, da cui discendono tutte le leggi,   non può essere anticostituzionale, a meno che questa incostituzionalità sia riferita alla Costituzione federale (in tal caso il Tribunale federale accoglierebbe eventuali ricorsi, e se non vi fossero ricorsi  l’Assemblea federale negherebbe la “Garanzia federale”).

 

Quindi sarebbe prematuro sollevare in fase di raccolta delle firme dubbi e sospetti – magari con l’intento di mettere i bastoni fra le ruote alla raccolta delle firme -  ai quali si potrà rispondere con assoluta certezza solo durante l’iter che seguirà la consegna delle 10'000 firme. Gli accertamenti fatti ci portano comunque a ritenere con un buon grado di certezza che l’iniziativa non violi la Costituzione federale.

 

 

Considerazione finale : Alptransit e visione territoriale più ampia

 

Nel 2017 Alptransit entrerà in funzione. A quel momento le distanze dei percorsi in treno fra Zurigo e il Ticino saranno raccorciate di quasi un’ora, e dunque (come avvenne a partire dal 1981 dopo l’apertura autostradale del San Gottardo) ci si dovrà attendere una forte pressione sul mercato immobiliare ticinese dovuto alla ricerca di case secondarie da parte degli svizzero tedeschi, con conseguenze negative sul livello degli affitti e anche sull’ambiente. Come sarà possibile pianificare con una visione globale un corretto utilizzo del territorio fra Bellinzona e Locarno, dove ciascuno dei ca. 40 Comuni esistenti ha le sue norme edilizie e il suo Piano regolatore ? Come sarà possibile evitare una ulteriore più o meno selvaggia e disordinata cementificazione del territorio , che è una ricchezza di tutti i ticinesi e non solo dei locarnesi o dei bellinzonesi  ?

 

Intervistato su La Regione del 27 gennaio 2012 in merito alle aggregazioni bocciate nel Locarnese  , il sindaco di Ascona Aldo Rampazzi ha detto “Sono state guardate con opportunismo, sia da chi i soldi li aveva  e sia da chi non li aveva. E’ mancata una visione territoriale più ampia : si continua imperterriti a proporre progetti concorrenziali, che si contrastano tra loro, a pochi chilometri di distanza. Non ci sono né spazio, né soldi per tutti”. Ma , per l’appunto,  un’aggregazione di tutto il Locarnese consentirebbe di pianificare con una visione territoriale più ampi

                

                                                               Giorgio Ghiringhelli

 primo firmatario dell’iniziativa “Avanti con le nuove città di Locarno e Bellinzona”