Losone, 23 marzo 2011
La battaglia per la difesa dei diritti politici costituzionalmente
protetti
(Vi sono Municipi che intralciano in vari modi , anziché semmai
agevolarli, i diritti popolari)
Normalmente la stampa non si interessa degli aspetti organizzativi
di un’iniziativa popolare o di un referendum a livello cantonale. E
quindi ignora le difficoltà frapposte da diversi Municipi che
anziché agevolare l’esercizio della democrazia diretta di cui il
nostro Paese va giustamente fiero, a volte mettono i bastoni fra le
ruote ai promotori di raccolte di firme, come se essi esercitassero
un’attività vergognosa
e assolutamente da non incoraggiare. Ecco qui di seguito, ad
esempio, alcune delle difficoltà che ho incontrato per l’iniziativa
“Vietare la dissimulazione del viso nei luoghi pubblici e aperti al
pubblico”
2)
La maggior parte di loro metterà a disposizione una bancarella, ma
15 Comuni – pur avendo
concesso l’autorizzazione – non la metteranno a disposizione. Si
tratta di Locarno, Cadenazzo, Gambarogno, Mendrisio, Capriasca,
Biasca, Coldrerio,
Torricella-Taverne, Bioggio, Claro, Vezia, Lumino, Pura, Maggia e
Acquarossa. E’ vero che i Comuni non hanno un obbligo di mettere a
disposizione un tavolino, ma questo sarebbe un gesto di cortesia per
quei cittadini che si impegnano in politica e che andrebbero dunque
premiati e incoraggiati anziché trattati come “appestati” e
“disturbatori della quiete”. Spesso i raccoglitori di firme sono
persone anziane, invalidi, persone (es- studenti) che non dispongono
di un’auto e si devono spostare con i mezzi pubblici o il motorino o
a piedi. Come fanno queste persone a portarsi dietro un tavolo e
riportarlo a casa per tutti i giorni in cui i seggi elettorali sono
aperti ? Un po’ di
sensibilità verso questi cittadini non guasterebbe...
3)
A tutti i Comuni avevo scritto il 22 febbraio ( via email) chiedendo
loro di inviarmi l’autorizzazione entro l’11 marzo : 19 giorni erano
più che sufficienti per dare un’autorizzazione che dovrebbe essere
automatica e andare come una lettera alla posta (nel giro di una
settimana) . Invece il giorno 11 marzo ho dovuto richiamare 7 Comuni
(Agno, Biasca, Muralto, Canobbio, Sonvico, Tenero-Contra e Pura) che
non avevano ancora risposto e ho dato loro un nuovo termine, entro
il 17 marzo. Il 18 marzo ancora due Comuni non mi avevano risposto (Canobbio
e Agno), e così ho inviato loro un’email con copia alla Sezione enti
locali per comunicare che avrei richiesto l’autorizzazione con
lettera-raccomandata. Alla fine Canobbio mi ha dato l’autorizzazione
lo stesso giorno (18 marzo) mentre Agno mi ha fatto sapere che avrei
ricevuto entro qualche giorno la tanto sospirata autorizzazione ( e
difatti l’ho ricevuta via email il 22 marzo, cioè ben un mese dopo
la mia prima richiesta...!). Evidentemente questa gente non ha mai
provato a organizzare un’iniziativa popolare costituzionale per la
riuscita della quale occorrono 10'000 firme da raccogliere in due
mesi, altrimenti non
farebbero perdere ai promotori tutto questo tempo in richiami e non
li obbligherebbero a
lunghe attese che intralciano l’organizzazione della gestione delle
varie bancarelle....
4)
Brissago mi ha chiesto una “ tassa d’esame” di 20 franchi
(illegale!) per concedermi l’autorizzazione
. Ho immediatamente provveduto
5)
Il Municipio di Bellinzona, capitale del Ticino,
mi ha negato l’uso di una
sala a Palazzo municipale per la conferenza-stampa di presentazione
dell’iniziativa , con la motivazione che le sale non vengono messe a
disposizione per attività politiche-partitiche, e però qualcuno mi
ha detto che qualche giorno fa hanno messo la sala del Consiglio
comunale a disposizione di una riunione di “Incontro democratico”,
che è un’associazione politica (PS + ala radicale del PLR). Due
pesi, due misure a
dipendenza di chi chiede la sala ?
6)
Il Municipio di Cadenazzo
mi ha negato l’autorizzazione per motivi logistici perché
all’interno dell’edificio che ospita i locali di voto vi sarebbero
dei problemi logistici. Ho subito fatto presente che non avevo
chiesto di posare la bancarella all’interno dell’edificio,bensì
davanti allo stesso, e ho pure fatto presente che per costante
giurisprudenza non si può negare una simile autorizzazione ma si
deve semmai proporre un’ubicazione alternativa . Non avendo ricevuto
alcuna risposta , il 17 marzo ho così dovuto inoltrare un ricorso al
CdS , che l’ha intimato al Municipio il giorno dopo dandogli 3
giorni di tempo per inoltrare le sue osservazioni. Con lettera
datata 16 marzo (!) ma spedita il 22 marzo, il Municipio mi ha
annunciato di aver cambiato idea e mi ha autorizzato a raccogliere
firme sul piazzale antistante i locali di voto. E così ho ritirato
il ricorso... Ma quanta fatica per vedersi riconoscere un diritto
costituzionale!
7)
Il
Ecco, insomma fa un po’ dispiacere vedere che in Ticino da parte di
alcuni Municipi non vi è una gran cultura democratica verso quei
cittadini che esercitando un loro diritto costituzionale si
impegnano nella raccolta di firme a favore di una causa .
Bisognerebbe multare quei
Municipi che con il loro atteggiamento ostruzionista, arrogante e in
malafede tentano di ostacolare i diritti popolari, facendo perdere
tempo e denaro ai promotori.
Del resto il Ticino è anche il Cantone che a livello nazionale ,
proporzionalmente al numero di cittadini, richiede il maggior numero
di firme per la riuscita di un’iniziativa popolare cantonale o di un
referendum cantonale, e concede meno tempo per la loro raccolta. A
ulteriore dimostrazione del fatto che al Sud delle Alpi i diritti
popolari danno fastidio
E’ però anche vero che nel 2007 il 50,9% del Popolo aveva respinto
la mia iniziativa popolare intitolata “Più potere al popolo con
diritti popolari agevolati” che proponeva di portare il numero di
firme necessarie ( e il tempo per la raccolta) nella media
nazionale. E quindi si potrebbe dire che anche una piccola
maggioranza del Popolo ticinese, e non solo certe autorità comunali,
è un po’ “stanco” di democrazia diretta e non vuole avere più potere
; o si potrebbe dire che certe autorità comunali sono il riflesso di
una mentalità negativa un po’ diffusa verso chi lancia iniziative o
referendum; o si potrebbe dire che ogni Popolo ha il Governo (
e i Municipi) che si merita
Comunque un anno fa, grazie a un’altra mia iniziativa popolare, il
Gran Consiglio aveva deciso di diminuire dal 20 al 15% il numero
delle firme dei cittadini necessario per far riuscire un’iniziativa
popolare o un referendum
Qualcosa insomma ho ottenuto, e anche quando ho perso sono riuscito
comunque a sensibilizzare e a far discutere sui diritti popolari.
Con il tempo, anche grazie a qualche ricorso, spero di contribuire a
cambiare certe mentalità...
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