di Giorgio Ghiringhelli


IL MOVIMENTO POLITICO CHE NON MOLLA MAI L'OSSO

                                                                                                Losone, 23 marzo 2011

 

La battaglia per la difesa dei diritti politici costituzionalmente protetti

(Vi sono Municipi che intralciano in vari modi , anziché semmai agevolarli, i diritti popolari)

 

Normalmente la stampa non si interessa degli aspetti organizzativi di un’iniziativa popolare o di un referendum a livello cantonale. E quindi ignora le difficoltà frapposte da diversi Municipi che anziché agevolare l’esercizio della democrazia diretta di cui il nostro Paese va giustamente fiero, a volte mettono i bastoni fra le ruote ai promotori di raccolte di firme, come se essi esercitassero un’attività  vergognosa e assolutamente da non incoraggiare. Ecco qui di seguito, ad esempio, alcune delle difficoltà che ho incontrato per l’iniziativa “Vietare la dissimulazione del viso nei luoghi pubblici e aperti al pubblico”

 

 1)       ho chiesto l’autorizzazione a raccogliere firme con una bancarella  davanti ai seggi elettorali,  in occasione delle elezioni cantonali,  ai 70 Comuni più popolati del Cantone ( su circa 160).

2)       La maggior parte di loro metterà a disposizione una bancarella, ma 15  Comuni – pur avendo concesso l’autorizzazione – non la metteranno a disposizione. Si tratta di Locarno, Cadenazzo, Gambarogno, Mendrisio, Capriasca, Biasca, Coldrerio,  Torricella-Taverne, Bioggio, Claro, Vezia, Lumino, Pura, Maggia e Acquarossa. E’ vero che i Comuni non hanno un obbligo di mettere a disposizione un tavolino, ma questo sarebbe un gesto di cortesia per quei cittadini che si impegnano in politica e che andrebbero dunque premiati e incoraggiati anziché trattati come “appestati” e “disturbatori della quiete”. Spesso i raccoglitori di firme sono persone anziane, invalidi, persone (es- studenti) che non dispongono di un’auto e si devono spostare con i mezzi pubblici o il motorino o a piedi. Come fanno queste persone a portarsi dietro un tavolo e riportarlo a casa per tutti i giorni in cui i seggi elettorali sono aperti ?  Un po’ di sensibilità verso questi cittadini non guasterebbe...

3)       A tutti i Comuni avevo scritto il 22 febbraio ( via email) chiedendo loro di inviarmi l’autorizzazione entro l’11 marzo : 19 giorni erano più che sufficienti per dare un’autorizzazione che dovrebbe essere automatica e andare come una lettera alla posta (nel giro di una settimana) . Invece il giorno 11 marzo ho dovuto richiamare 7 Comuni (Agno, Biasca, Muralto, Canobbio, Sonvico, Tenero-Contra e Pura) che non avevano ancora risposto e ho dato loro un nuovo termine, entro il 17 marzo. Il 18 marzo ancora due Comuni non mi avevano risposto (Canobbio e Agno), e così ho inviato loro un’email con copia alla Sezione enti locali per comunicare che avrei richiesto l’autorizzazione con lettera-raccomandata. Alla fine Canobbio mi ha dato l’autorizzazione lo stesso giorno (18 marzo) mentre Agno mi ha fatto sapere che avrei ricevuto entro qualche giorno la tanto sospirata autorizzazione ( e difatti l’ho ricevuta via email il 22 marzo, cioè ben un mese dopo la mia prima richiesta...!). Evidentemente questa gente non ha mai provato a organizzare un’iniziativa popolare costituzionale per la riuscita della quale occorrono 10'000 firme da raccogliere in due mesi, altrimenti non  farebbero perdere ai promotori tutto questo tempo in richiami e non li obbligherebbero  a lunghe attese che intralciano l’organizzazione della gestione delle varie bancarelle....

4)       Brissago mi ha chiesto una “ tassa d’esame” di 20 franchi (illegale!) per concedermi l’autorizzazione  . Ho immediatamente provveduto a informare il Municipio via email che in base alla La legge cantonale sull’esercizio dei diritti politici  le autorizzazioni per la posa di bancarelle per la raccolta di firme sono esenti da qualsiasi emolumento . Non avendo ottenuto alcuna risposta, dopo qualche giorno per tutelare i miei diritti ho dovuto inoltrare un reclamo/ricorso ufficiale e da allora non ho più saputo niente... In casi del genere come minimo il Municipio dovrebbe rispondere subito scusandosi per la svista e per il tempo fatto perdere al cittadino. La norma di legge che esenta simili autorizzazioni da qualsiasi emolumento era stata introdotta circa 4 anni fa proprio grazie a una mia proposta che era stata portata avanti con successo in Gran Consiglio dall’allora deputato della Lega dei ticinesi Alessandro Torriani. In precedenza mi ero rivolto al Tribunale federale per contestare una tassa simile di 30 franchi richiesta dal Municipio di Lugano, facendo presente che se tutti i Comuni applicassero una tassa del genere, chi lancia un’iniziativa cantonale e chiede l’autorizzazione a posare una bancarella in 70 Comuni dovrebbe sborsare in totale ca. 2'000 franchi, penalizzando così i diritti popolari. Ma il Tribunale federale aveva respinto questo mio ricorso dicendo che questo ragionamento era solo teorico...E allora ho aggirato l’ostacolo adoperandomi affinché l’esenzione venisse inserita nella legge cantonale, come è poi avvenuto. Ma che fatica per arrivare a questo traguardo, e che sconsolazione vedere Comuni che continuano ad applicare una tassa come se nulla fosse.

5)       Il Municipio di Bellinzona, capitale del Ticino,  mi ha negato l’uso di una sala a Palazzo municipale per la conferenza-stampa di presentazione dell’iniziativa , con la motivazione che le sale non vengono messe a disposizione per attività politiche-partitiche, e però qualcuno mi ha detto che qualche giorno fa hanno messo la sala del Consiglio comunale a disposizione di una riunione di “Incontro democratico”, che è un’associazione politica (PS + ala radicale del PLR). Due pesi, due misure  a dipendenza di chi chiede la sala ?

6)       Il Municipio di Cadenazzo  mi ha negato l’autorizzazione per motivi logistici perché all’interno dell’edificio che ospita i locali di voto vi sarebbero dei problemi logistici. Ho subito fatto presente che non avevo chiesto di posare la bancarella all’interno dell’edificio,bensì davanti allo stesso, e ho pure fatto presente che per costante giurisprudenza non si può negare una simile autorizzazione ma si deve semmai proporre un’ubicazione alternativa . Non avendo ricevuto alcuna risposta , il 17 marzo ho così dovuto inoltrare un ricorso al CdS , che l’ha intimato al Municipio il giorno dopo dandogli 3 giorni di tempo per inoltrare le sue osservazioni. Con lettera datata 16 marzo (!) ma spedita il 22 marzo, il Municipio mi ha annunciato di aver cambiato idea e mi ha autorizzato a raccogliere firme sul piazzale antistante i locali di voto. E così ho ritirato il ricorso... Ma quanta fatica per vedersi riconoscere un diritto costituzionale!

7)       Il Municipio di Lugano ha accolto solo parzialmente la mia richiesta di poter utilizzare la Piazza Dante per la raccolta di firme per due mesi  : mi ha concesso solo 5 giorni, con l’indicazione che avrei dovuto chiedere un rinnovo dell’autorizzazione ogni settimana alla polizia (ma senza garanzia di una risposta affermativa, nel caso ad esempio in cui l’ubicazione indicata fosse già occupata da qualche altra bancarella, come se  in Piazza Dante non vi fosse posto per diverse bancarelle). Il fatto grave è che già nel 2005 un mio ricorso contro un’analoga decisione del Municipio di Lugano era stato accolto dal CdS, il quale aveva sentenziato che avevo il diritto di posare una bancarella per due mesi in Piazza Dante. Così anche questa volta, per far valere i miei diritti, ho dovuto inoltrare un nuovo ricorso al CdS.

 

Ecco, insomma fa un po’ dispiacere vedere che in Ticino da parte di alcuni Municipi non vi è una gran cultura democratica verso quei cittadini che esercitando un loro diritto costituzionale si impegnano nella raccolta di firme a favore di una causa .  Bisognerebbe multare quei Municipi che con il loro atteggiamento ostruzionista, arrogante e in malafede tentano di ostacolare i diritti popolari, facendo perdere tempo e denaro ai promotori.

 

Del resto il Ticino è anche il Cantone che a livello nazionale , proporzionalmente al numero di cittadini, richiede il maggior numero di firme per la riuscita di un’iniziativa popolare cantonale o di un referendum cantonale, e concede meno tempo per la loro raccolta. A ulteriore dimostrazione del fatto che al Sud delle Alpi i diritti popolari danno fastidio a molta gente e ai partiti che detengono il potere.

 

E’ però anche vero che nel 2007 il 50,9% del Popolo aveva respinto la mia iniziativa popolare intitolata “Più potere al popolo con diritti popolari agevolati” che proponeva di portare il numero di firme necessarie ( e il tempo per la raccolta) nella media nazionale. E quindi si potrebbe dire che anche una piccola maggioranza del Popolo ticinese, e non solo certe autorità comunali, è un po’ “stanco” di democrazia diretta e non vuole avere più potere ; o si potrebbe dire che certe autorità comunali sono il riflesso di una mentalità negativa un po’ diffusa verso chi lancia iniziative o referendum;  o si potrebbe dire che ogni Popolo ha il Governo ( e i Municipi) che si merita

 

Comunque un anno fa, grazie a un’altra mia iniziativa popolare, il Gran Consiglio aveva deciso di diminuire dal 20 al 15% il numero delle firme dei cittadini necessario per far riuscire un’iniziativa popolare o un referendum a livello comunale, e aveva anche deciso di aumentare da 30 a 45 giorni il tempo a disposizione per la raccolta di firme per un referendum comunale e da 2 a 3 mesi il tempo per un’iniziativa popolare comunale. E diversi comitati promotori di referendum o iniziative popolari lanciate nell’ultimo anno in Ticino hanno potuto beneficiare di queste agevolazioni.

 

Qualcosa insomma ho ottenuto, e anche quando ho perso sono riuscito comunque a sensibilizzare e a far discutere sui diritti popolari. Con il tempo, anche grazie a qualche ricorso, spero di contribuire a cambiare certe mentalità...

 

 

                                                                                                    Giorgio Ghiringhelli