Losone,
23 settembre 2013
La gelosia di Boneff e i
rappresentanti del Popolo
L’11 settembre
scorso avevo inviato ai
deputati in Gran Consiglio e
alla stampa una mia lettera
in risposta a una vignetta
pubblicata dal deputato in
Gran Consiglio per il PPD,
Armando Boneff, sul Giornale
del Popolo.
Visto che Boneff,
colto da un attacco di
gelosia, proprio nel giorno
in cui la maggioranza dei
ticinesi ha approvato
l’iniziativa antiburqa con
un voto storico ha ritenuto
di sputare un po’ di veleno
contro il sottoscritto in
una sua lettera pubblicata
da Ticinonline e da
Ticinolive, ripropongo
all’attenzione dei lettori
di questo sito sia la mia
lettera che ha fatto
incazzare Boneff e sia la
sua risposta.
Mentre gli islamisti nei
vari Paesi islamici
continuano a fare stragi di
cristiani, il pipidino
Boneff
sembra più
preoccupato del fatto che la
votazione antiburqa possa
compromettere gli interessi
economici del Ticino. Si
ricordino di lui alle
prossime elezioni cantonali
coloro che hanno votato a
favore del divieto di
mascherare il volto ( e
quindi anche del
burqa/niqab) proprio per
dare un segnale
all’integralismo
islamico che esiste anche da
noi e che presto o tardi
rivelerà il suo vero volto.
Ecco la mia lettera dell’11
settembre 2013 :
Sulla prima pagina del
Giornale del Popolo dello
scorso 9 settembre vi era un
vignetta del vostro
collega Armando Boneff che
mi raffigurava mentre
agitavo un burqa dalla forma
di spiritello dicendo
“agitando questo fantasma mi
sento importante”.
Da parte di un
rappresentante del popolo
che oltre ad essere
vignettista è anche parte in
causa, avendo votato contro
l’iniziativa in Gran
Consiglio, mi sembra poco
elegante il concetto che
Boneff ha del sottoscritto.
Quando partecipavo ancora
alle competizioni elettorali
v’era chi nel tentativo di
denigrarmi diceva che facevo
le mie battaglie per scopi
elettorali. Ora che ho
chiuso con le competizioni
elettorali ecco che la nuova
parola d’ordine dei soliti
invidiosi è “lo fa per
sentirsi importante”.
L’idea che un semplice
cittadino, oltretutto
compiendo il suo dovere
civico, si impegna in
battaglie politiche senza
alcun interesse ma per
passione stenta a entrare in
certe teste. Poco importa se
ho già vinto importanti
battaglie, anche contro
decisioni incostituzionali
prese dal Gran Consiglio e
dallo stesso Boneff; poco
importa se per approfondire
il problema dell’Islam ho
lasciato la politica
istituzionale e se per i
miei studi sull’islam e per
il lancio dell’iniziativa
antiburqa ho già investito
almeno 2'000 ore di lavoro e
alcune migliaia di franchi.
No : l’importante è far
passare l’idea che faccio
tutto ciò per sentirmi
importante, e che dunque
tutto quel che faccio è in
certo qual modo riprovevole.
Beh, ognuno ovviamente è
libero di pensarla come
vuole e di giudicarmi per le
mie presunte intenzioni
anziché per i fatti. E
dunque anch’io sono libero
di dire che pure il signor
Boneff, come gran
consigliere, si sente
importante, al di sopra dei
comuni cittadini, una specie
di unto del signore. Eh sì,
ricordo bene come si
comportò quando il 13
gennaio del 2010 inviai via
email a tutti i deputati in
Gran Consiglio una petizione
con la quale chiedevo di
vietare il velo islamico
nelle scuole.
Di fronte a un cittadino
notoriamente politicamente
impegnato che si è rivolto
direttamente a coloro che in
veste di RAPPRESENTANTI DEL
POPOLO dovrebbero essere più
attenti alle sollecitazioni
provenienti dalla base,
quale fu la risposta di
Boneff ?
Eccola : “ Ritengo che la
prassi di fare pressioni per
email ai parlamentari sia un
abuso (intasa le mail box e
NON AGGIUNGE NULLA
ALL’ESERCIZIO DELLA
DEMOCRAZIA). Il rispetto dei
canali istituzionali
dovrebbe essere l’unica
regola praticabile. Per
quanto mi riguarda, chiedo
gentilmente di essere
cancellato dalla mail list
del petente e al Presidente
del Gran Consiglio di fare
il possibile affinché non
vengano divulgati a vanvera
gli indirizzi dei deputati
(in ogni formato) che
ritengo abbiano diritto a
preservare la loro privacy
“.
Capito ? Se un
cittadino sottopone un
problema politico a un
RAPPRESENTANTE DEL POPOLO
direttamente con un’email,
lede la sua privacy. Bisogna
già sentirsi molto molto
importanti, direi quasi
“gonflés”, per rispondere in
questo modo a un cittadino.
Poi state pur certi che se
simili comportamenti
arroganti contribuiscono ad
allontanare i cittadini
dalla politica, dal
Parlamento e dalla
partecipazione alle
votazioni i primi a versare
lacrime di coccodrillo per
l’incomprensibile
“scollamento” fra cittadini
e istituzioni sono proprio
coloro che hanno contribuito
con il loro atteggiamento a
creare questo scollamento.
Lo scorso 9 settembre, in
occasione di un dibattito
sulla questione del burqa
andato in onda sulla
televisione ticinese, il
deputato Claudio Franscella
ha difeso il controprogetto
approvato dal Gran Consiglio
affermando che “se un
Parlamento esce a
maggioranza con una
decisione vuol dire che
rappresenta anche una certa
maggioranza del Popolo”.
Di per sé le cose dovrebbero
dovrebbe andare davvero
così se i rappresentanti
del Popolo rappresentassero
veramente il Popolo anziché
solo se stessi o il proprio
partito. Ma , come detto, vi
sono deputati a cui non
interessa rappresentare il
popolo e che anzi si
stizzano e si comportano da
primedonne se uno del popolo
osa sottoporre loro
direttamente ( e non
attraverso i canali
istituzionali fatti proprio
per tenere i cittadini a
debita distanza) qualche
problema.
Forse già il 22 settembre,
giorno della votazione sul
burqa, avremo una nuova e
ulteriore dimostrazione
dello scollamento fra
Parlamento e cittadini. E se
davvero il popolo dovesse
approvare l’iniziativa
anziché il controprogetto (
come già avvenne proprio il
22 settembre del 2002 – per
chi crede nella cabala – con
la mia iniziativa per la
liberalizzazione verso il
basso delle tariffe dei
notai ) invito fin d’ora il
deputato Franscella ad
ammettere pubblicamente che
non sempre le decisioni del
Parlamento rappresentano la
maggioranza del Popolo, e
invito pure il deputato
Boneff a dedicare a questo
“scollamento annunciato” una
delle sue vignette.
Cordiali saluti. Giorgio
Ghiringhelli
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Ed ecco la lettera di Boneff
apparsa su Ticinonline il 22
settembre 2013 :
Osservazioni su una vittoria
annunciata – di Armando
Boneff
L’on. Armando Boneff,
granconsigliere del PPD e
amatissimo vignettista, ci
manda questo commento, che
noi gli abbiamo sollecitato
ieri tramite Facebook. Lui
ci ha esaudito e noi siamo
lieti ed onorati di
pubblicarlo (senza
necessariamente
approvarlo!). [fdm]
L’approvazione
dell’Iniziativa popolare ha
sfondato porte aperte che
altri, può darsi ben più
accorti di Ghiringhelli, non
avevano valicato per motivi
di sottile opportunità: ad
esempio tutelare le donne
musulmane, integrare
pacificamente i cittadini di
fede islamica con il dialogo
e la persuasione e
salvaguardare gli interessi
economici del Ticino.
Tuttavia non vi è dubbio
alcuno che il Guastafeste
sia stato molto più furbo di
chi, a livello federale,
proponeva di smantellare
l’esercito. Costoro hanno
dimostrato di essere
politici “fuori mercato”,
ciechi e sordi di fronte ai
problemi e alle paure
manifestate nel Paese. Anche
in Ticino la sonora
bocciatura dell’iniziativa
antimilitarista così
“anticiclica” (72% NO, 28%
SÌ), ha fatto perdere agli
storici promotori la
credibilità che si erano
conquistati con la
perseveranza.
Il popolo ticinese è sovrano
e ha deciso di bandire il
burqa e il hijab sul suo
territorio. Che abbia anche
“vinto” lo si saprà solo
dopo che l’Assemblea
federale avrà accertato la
compatibilità del nuovo
principio cantonale con la
Costituzione federale e,
soprattutto, osservando le
ripercussioni che questa
decisione avrà sul benessere
della nostra comunità. Armando Boneff Da Facebook “rubiamo” questa fantastica e assai spiritosa immagine |